LA NOSTRA FORMAZIONE

Yoga Jyotim

Per conoscere la “cosa” (asana) bisogna conoscerne tutti i particolari e, dal momento che questi sono infiniti, la nostra conoscenza sarà sempre superficiale ed imperfetta.

L’azione crea scioltezza psichica: c’è un tempo per la verifica (come appoggia il piede, come si muove l’anca destra, come tende la gamba sinistra… etc.), c’è un tempo per ascoltare e uno per osservare!!

L’asana è la forma materializzata da un pensiero… è la penetrazione dello spirito nella materia. Se ci identifichiamo con il corpo allora è bene indagarlo per poterlo conoscere sempre meglio. Finché ci si rifiuta dal percepire le sottigliezze insite nell’asana, il praticante si perde in una molteplicità di pensieri. La mente così offuscata non vede il reale movimento delle cose. Nasce allora una più grande resistenza interna che vuole opporsi alla scoperta di nuovi spazi.

La pratica, al contrario, deve essere una fucina di rivelazioni. Il nostro essere viene così addestrato a sviluppare un candidato verso il senso dell’“intuizione”, un candidato che si prende gioco degli eccessi dell’intellettualità e delle troppe parole.

Sbarazzarsi dell’“ostacolo” è il modo migliore per assistere al cambiamento, non si tratta di acquisire nuove conoscenze ma di sottrarsi all’“ignoranza”.

L’azione è “trasformazione”, è progresso nella percezione, è passare da una certezza all’altra fino ad arrivare all’immobilità di pensiero.

Essere JYOTIM

– Il metodo –

Lo sviluppo di un’asana pone inevitabilmente una serie di interrogativi, di “PERCHÈ ?

Un insegnante Jyotim ha il compito e la capacità di tradurre e rendere chiaro il perchè del movimento di ogni singolo segmento del corpo al fine di realizzare una sempre più ampia consapevolezza del “fare“.

Egli sa guidare nella ricerca e l’utilizzo del particolare, non solo per trasformare l’asana in atto ma anche per gettar luce su molte altre.

L’insegnante deve possedere un forte intento nel ricercare e solo così potrà stimolare l’allievo. E’ importante che nell’allievo vengano sviluppate facoltà intuitive e creative al fine di sintonizzare corpocervellocuore!

L’allievo va addestrato verso una conoscenza figlia del “fare” per favorire in lui quella facoltà di osservazione che da un forte impulso alla creatività.

L’allievo va guidato ad una stretta vigilanza su se stesso: lucidità, intelligenza e sensibilità seguiranno inevitabilmente.

L’insegnante Jyotim non ha bisogno di “sorridere” per ingraziarsi la platea, la sua presenza deve dare fiducia e impulso per dominare il problema con genialità!!!

Egli deve sapersi bilanciare tra INTELLIGENZA e GENEROSITÀ!!

Individuato ciò che ingombra lo studente deve orientarlo e guidarlo, non deve imporre una morale, morale è solo la pratica.

Può dare giudizi di “buono o cattivo” solo in relazione alla pratica, deve quindi astenersi dal giudicare il comportamento psichico.

In una classe la sua presenza infonde “armonia“, per questo ogni tipo di disciplina non verrà imposto, verrà desiderato:

È l’intelligenza che crea attenzione non la disciplina!

L’insegnante che da tutto pretende tutto e se la sua opera viene accettata si realizza un legame straordinario. Ciò è possibile se chi si propone all’insegnamento abbia percorso e superato un certo cammino: il maestro è il risultato di una lunga esperienza prodotta dalla sua devozione verso l’azione!!!

L’allievo non va spinto a distinguere tra fisico e meditativo perchè la verità è raggiungibile con l’interezza dell’essere e la distinzione è solo una concessione fatta alla nostra esigenza di analizzare con troppa intellettualità.

Ciò che va cercato è la “saggezza istintiva del corpo” e cioè quella cosa che oltrepassa e comprende la vita e che presiede al funzionamento armonioso dell’uomo.

M° Renato Turla

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